domenica 31 ottobre 2010

Capita

Capita che succeda qualcosa in ufficio che ti faccia rimanere molto male. Capita che ti senti deluso e pure un po' offeso. Capita che sia un periodo, che ormai va avanti da un un anno, in cui l'atmosfera in ufficio  sia un po' tesa per vari motivi. Perché capita che mi sia un po' rotto le palle di alcune cose.
Poi capita che ci sia il week-end di Halloween, dove di sabato pomeriggio io vada a leggere in biblioteca storie "de paura" ai bambini e loro sian li, con la bocca spalancata, attenti e un po' spaventati e capita allora che ti senti bene, ti diverti un mondo e un po' pensi che alla fine l'ufficio non è la tua vita vera, ma un microcosmo che a volte diventa macro se lo lasci crescere.

Capita poi che la sera vai a cena da C. a conoscere il suo nuovo fidanzato e quella sensazione di benessere cresce perché sei contento che una tua amica sia felice e serena, dopo anni che non la vedevi così.

E allora un po' pensi che in fondo te ne freghi di tutto, ma poi, ti scatta qualcosa, una voglia di rivincita dentro e decidi che il blog è il posto migliore per sfogarti.

Capita che la gente non mi conosca per niente e sapete un po'? non me ne frega un cazzo! perché quando mi guardo negli occhi di Alino e Gabry e perché quando guardo quelli di mia moglie, perché quando sto con i miei amici, sto bene e questo è il mio mondo e mi va bene così.

E il microcosmo lavoro scivola via come acqua sporca nella doccia e chissenefrega dove va a finire.

20 commenti:

Barbapapa' ha detto...

Il lavoro è lavoro. Solo quello. Deve rimanere così. Ti permette di guadagnare quanto basta x goderti la vita, la tua famiglia, i tuoi figli. Non vale la pena prendersela, cerca di farti scivolare tutto addosso. Pensa a quegli sfigati che non hanno una vita loro, che vivono per lavorare e passano più tempo in ufficio che altrove. Poi pensa ai tuoi figli e sorridi perché sono la cosa più bella del mondo.

Natalie ha detto...

Un applauso! Un post acuto e conciso che chiama le cose con il loro nome :)

sicampeggia ha detto...

Scusa c'è un corso da frequentare per arrivare a questa conclusione illuminata, un libro da leggere, un santuario da visitare o che sò io?
O è solo questione di resistere fino al limite, che poi viene tutto da sè?

Anonimo ha detto...

sicampeggia, per me è arrivato da se. Questione di tempo, di finire la pazienza e la sopportazione, e poi arrivi a quello stato di insofferenza passiva, di rassegnato sbattimento. E concordo con Lenny, su tutto, però 8 ore sono tante. Non sempre riesci a farti scivolare le cose addosso. Comunque mi consola. Che non sono solo io a mangiare quintali di M.

Lenny ha detto...

@Barbapapà hai ragione, ma quando passi 8 ore e anche più tutti i giorni, oltre al lavoro ci sono inevitabilmente delle relazioni che, se non funzionano bene, ti rendono la giornata pesante
@Selene: grazie, anche se "merda" non è una parola da usare ;-)
@sicampeggia nessuna illuminazione, nessun corso, niente. solo lo sfogo di qualcosa che tenevo dentro, in parte, da un anno. averlo messo nero su bianco mi aiuterà a tenere presente che le cose van buttate fuori nei tempi giusti, altrimenti sei asincrono rispetto alla vita e tutto quello che ti rimane è lamentarti, come ho fatto io.
Irony: purtroppo, confrontandomi anche con amici, chi più chi me o mangia merda. ognuno ha la sua razione servita prima o poi. è che quando sei sazio inizi a farti delle domande e a voler cambiare il menu... ;-)

Anonimo ha detto...

ci sono giornate in cui davvero non se ne può più di certe situazioni soprattutto se si protraggono da tempo e allora che fare?Un cambiamento radicale nella propria vita ,una svolta oppure lscir correre e andare avanti pensando a quelle che sonoveramente le cose importanti!Ciao sono Chiara mi sono appena iscritta tra i tuoi fun così potrò leggere tutte le novità che scriverai in futuro un saluto e a rileggerti

cheebo72 ha detto...

Sono d'accordo con Lenny, le 8 (o 9 o 11) ore passare in ufficio, sono vita. Fa sorridere che passiamo (nel mio caso passeremo) la vita a raccomandare ai nostri figli di comportarsi bene con i loro compagni di scuola, li spingiamo a fare amicizia, a coltivare le loro prime relazioni sociali. Poi finiamo noi per imporci un'assurda doppia personalità: una per l'ufficio e una per il resto della vita.
Lenny, è come quando andavamo alle elementari. E quindi se è il caso si discute, si litiga, ci si ceffa.
Fa parte nel bene e nel male del bello di non volersi ridurre ad essere una pedina tra le tante risorse produttive dell'azienda per cui si lavora.
Insomma, ma si, mandalo affa. Ma anche vis-a-vis. Quieto vivere un belino! :)

Effe ha detto...

Proprio perché in ufficio ci devi passare 8h al giorno non è il caso di fare cagnara. Quindi scrollata di spalle e vado avanti, ma segnando tutto. Io non sono una persona rissosa, ma mi ricordo tutto e sono fatalista, quindi sono convintissima che prima o poi tutti abbiano quello che si meritano, per cui mi siedo sulla riva e aspetto.

Lenny ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lenny ha detto...

ciao Chiara, grazie e presto!

cheebo72 ha detto...

Effe, ci sono un paio di cose che non mi tornano nel tuo ragionamento, che pur accetto essere una dignitosissima posizione. La prima è che, tu dici, proprio perché si trascorre metà della propria vita in ufficio allora non bisogna "fare cagnara": ma scusa quindi qual è la soglia per cui è giustificato discutere con una persona? Solo se la conosci appena? Se è la prima volta che la vedi? O al contrario solo se vive con te, se è un tuo parente? Se è tuo marito/moglie? Quando a una persona che si comporta in modo meschino con te DIVENTA NECESSARIO che tu glielo dica?
L'altra cosa è: ok, tu segni e tu ricordi tutto, ma a che pro se poi dici di non voler "fare cagnara"?
Io ho smesso di essere fatalista, e credimi che se ho smesso ho avuto delle ragioni difficilmente opinabili. Quelle che ti fanno dire "ma se è capitata questa cosa bruttissima proprio a me, cos'ho fatto di così tremendo per meritarmelo? ma soprattutto perché certe persone ignobili non hanno sofferto nemmeno un decimo di così?".
La verità, almeno la mia, è che soffochiamo certe pulsioni che sono nella nostra natura (e giustamente) nell'illusione di comportarci con razionalità e soprattutto più civilmente. Ma la civiltà non c'entra. In civiltà, da sempre, si discute e si litiga, si biasima e si punisce. Bisogna solo avere l'autorità, un giustificato motivo e il coraggio per farlo.
My 2 cents.

Effe ha detto...

Wow, non pensavo di scatenare un dibattito...
Cmq, Cheebo: stavamo parlando di relazioni in ambito lavorativo: io discuto con le persone a cui tengo, e, a parte rare eccezioni, i colleghi sono colleghi, e non amici, e non tengo a loro particolarmente. Sarò una persona orribile, ma è così.
In secondo luogo, io segno perché nel caso in cui raggiungessi una posizione di vantaggio su chi mi ha fatto del male, mi ricorderò che è una persona di cui non fidarmi e non muoverò un dito per aiutarla (sempre lavorativamente parlando, sia chiaro).
Quanto alle sofferenze immeritate: è vero, alcune persone vivono una vita senza difficoltà e senza sofferenze, ed è ingiusto. Ma quello è destino. Quelli che invece si comportano male coscientemente hanno sempre indietro quello che si meritano, prima o poi, anche se magari ci vogliono decenni. O almeno, questo è quello che ho sempre riscontrato nella mia esperienza. :)
Grazie Lenny per aver ospitato il dibattito, e scusa la logorrea.

Lenny ha detto...

@effe: ma grazie a voi per avere aperto un dibattito qui! sempre ospitale con gli amici ;-)
io cmq sono sempre sul fronte di @Effe.

cheebo72 ha detto...

Già, Lenny, sorry. Purtroppo lo sai, io non sono propriamente sintetico.
Effe, anch'io ho una mia scala affettiva, che va da "per te mi butterei da un dirupo" (una sola persona può vantare questo tag) fino a "se potessi passarti sopra con una schiacciasassi lo farei senza rimorsi". Con ciascuno dei taggati nella scala io discuto ovviamente con pathos e interesse diversi. Ma discuto. Non sei orribile, anch'io "non tengo" a persone con cui ho a che fare tutti i giorni, e forse anche e soprattutto per questo non accetto che sia il destino ad occuparsene. Voglio essere io la loro nemesi. Voglio essere sicuro che abbiano quello che si meritano. E per farlo sono anche disposto a sopportare una conseguenza. Questione di giustizia. La posizione è soggettiva, mi rendo conto. Ma sono per la certezza della pena in questa di vita. E se tu, caro collega, sei così soggettivo nella scelta di fare la carogna con me, io scelgo soggettivamente di occuparmi personalmente della tua punizione.
Tu Effe invece segni e poi SE raggiungi... Se. Intanto SE NON? Lasci che il meschino continui a fare il meschino a tue spese?
Io al destino non credo. Non abbastanza almeno. E la mia esperienza purtroppo è opposta alla tua: a me pare che troppo spesso chi si comporta male non sopporta conseguenze di sorta. E' la stessa società in cui viviamo a renderlo una regola.

Effe ha detto...

Cheebo, come avrai intuito :) non la penso come te ma rispetto la tua posizione... ti faccio solo notare che "punire" e "discutere con" sono due concetti molto diversi, se discuti con una persona è per fargli capire qualcosa, per lo meno per esporgli il tuo punto di vista, e questa è la ragione per cui io discuto solo con gli amici, o con persone che in qualche modo mi interessano.
La punizione è una forma di vendetta. Tu sei evidentemente attivo nel perseguire una giustizia terrena, io invece sono passiva. Se avrò l'occasione, magari sarò io lo strumento della punizione, se no sono certa che lo/a stronzo/a riceverà cmq quanto gli spetta, perché chi è stronzo, daje e daje, alla fine arriva a pestare i piedi alla persona sbagliata. Tutto sta nell'avere pazienza, e io ho la pazienza dei cinesi.

cheebo72 ha detto...

Io sono poco paziente, è vero. E' che da un anno a questa parte ho un rapporto difficile con la metrica tipica dei tempi terreni. Ma questo è un altro discorso.
Casualmente mi trovo ancora in disaccordo con te :) "Punire" e "discutere" non sono concetti così lontani tra loro. La punizione è uno dei due tempi di una particolare forma di comunicazione: tempo1 - azione sbagliata, tempo2 - punizione. Con la punizione io, o lo stato, o un genitore, o il vigile urbano, fa comprendere l'errore e costringe all'espiazione per ristabilire un equilibrio che è venuto a mancare. E' una forma di comunicazione. Si punisce sia l'amico (per esempio smettendo di parlare con lui) sia l'appena-conoscente, entrambi con un duplice scopo: fargli capire qualcosa (per il suo bene e/o per il tuo), sia anche per ristabilire una forma giustizia.
La punizione non è vendetta. Se così fosse il genitore sarebbe vendicativo con il suo stesso figlio, e lo stato sarebbe vendicativo con chi commette reati.
Comunque massimo rispetto per la tua passività, e in fondo, se ci pensi, senza volerlo mi dai in parte ragione: dici di esser certa che prima o poi lo stronzo pesterà i piedi alla persona sbagliata; la tua speranza (o convinzione) è dunque che prima o poi qualcuno che non sei tu lo punisca per qualcosa per cui avresti già dovuto punirlo tu.
E allora fallo tu, no? :)
Comunque vai tranquilla, finché ci saranno "persone sbagliate" come me a cui gli stronzi pesteranno i piedi, la tua pazienza sarà sempre premiata ;-)

cheebo72 ha detto...

Parentesi: Effe, Lenny dovrebbe ringraziarci, visto che grazie a noi per la prima volta la colonna di contenuto di un suo post è più lunga di quella laterale dei service... :D :D :D

Effe ha detto...

Cheebo, questa discussione potrebbe portare a una bella amicizia... con il vantaggio accessorio che se ho bisogno di qualcuno che mi vendichi dalle ingiustizie so a chi rivolgermi! :)
Lenny dovrà ricambiarci il favore e commentare a motore da oggi in poi! ahahah
:)

cheebo72 ha detto...

Vai tranquilla Effe, a volte mi sembra di essere nato apposta per fare il lavoro sporco ;-)

Lenny ha detto...

mbhe ragazzi, adesso che vi ho fatto conoscere che ne dite se ognuno va a casa sua??? :-) ovviamente scherzo e vi ringrazio ancora per il dibattito che seguo come un arbitro in una partita di tennis.
Ora so che:
A) mai pestare i piedi a cheebo o lui pesterà te con un randello
B) mai pestare i peidi a effe, o cheebo ti pesterà con un randello