lunedì 10 maggio 2010

Un Dolce Ritorno

"Ok adesso entro in casa e lo faccio. Giuro che lo faccio.
Basta con le paure che mi tormentano e che finora mi hanno impedito di dirle ciò che penso.
Entro, faccio un bel respiro e le parlo.
Ma appena entrato in cucina, la trovo in piedi, con in mano un cucchiaino.
“Assaggia” mi dice lei. Rimango spiazzato. Ha preparato quel dolce,
quello con la farcitura bianca che sa di vaniglia, quello delle occasioni speciali.
Il cuore mi batte cosi forte che ho paura che salti fuori dal petto e si metta a correre.
Non so dove tenere le braccia che come sempre quando sono nervoso diventano due protuberanze
giganti, come fossi la dea Kalì. Cosi non mi rimane che incrociarle sul tavolo.
Ma lei mi passa il cucchiaino togliendomi dall' imbarazzo. Allungo un mano.
" Assaggia"- ripete; guardandomi strana e con una faccia nuova che non
capisco.
Infilo il cucchiaino nella farcitura, come avrebbe fatto mio padre.
Già, mio padre. Più cerco di non essere come lui, più ho paura di assomigliargli.
Gli stessi gesti, il modo di camminare, lo stesso modo di scherzare con le persone che non conosco.
Il cucchiaino raggiunge la mia bocca ed il sapore del metallo è la prima cosa che sento, poi c’è solo il dolce che esplode sulla lingua
e fa da lasciapassare per i miei pensieri.
Improvvisamente non è più il 2010, ma è il 1982 o giù di lì, ed io sono un bambino.
I colori sbiaditi ed i vestiti ereditati dagli anni 70.
I giochi con mio fratello, per terra sulla moquette color caffè della sala. Il divano marrone,
su cui stavamo sdraiati in due a guardare la tivù. Ricordo i cartoni animati, Topolino tutti i giovedi, i Lego, i robot di metallo, le macchinine,
i giri in bicicletta e i pomeriggi al parco con mia nonna. Ricordo i fiori che aveva sul balcone e lei che sorrideva.
Ricordo un pomeriggio, dopo la scuola, mano nella mano con mia madre sulla strada verso casa e
mi sentivo felice e non sapevo perchè. E ricordo di averlo detto a lei e di averle stretto forte la mano.
Poi penso a mio padre. Mio padre che tornava tardi la sera ed io pensavo fosse per il lavoro.
Mio padre che dopo cena si sdraiava sul divano e mi teneva davanti a sè per guardare la tivù insieme.
Poi un giorno è apparsa una tivù in cucina e sul divano sono rimasto solo a chiedermi perché lui
fosse arrabbiato con me. Mio padre che per sbaglio o per distrazione, mi ha messo contro il mondo.
“ Lo so perchè sei tornato presto stasera” mi incalza lei ed io ritorno alla realtà dolcemente. La guardo bene ed ora mi
sorride, ma ha sempre una faccia nuova. Una luce nuova.
“Lascia stare il dolce”, le dico, “ti devo parlare e lo devo fare subito altrimenti potrei scoppiare. Ho il
cuore che mi batte cosi forte che lo puoi vedere sotto i vestiti”.
"IOVOGLIOUNFIGLIODATE", le dico e lo dico cosi, tutto d’un fiato, appiccicato, cancellando le paure e
cancellando l’immagine di mio padre fissa nella testa.
"Voglio un figlio da te e voglio essere un buon padre"- le ripeto con calma.
Lei mi sorride, poi il sorriso si allarga e diventa pianto.
Mi toglie di mano il cucchiaino, mi prende le braccia e mi tocca il petto. Il mio cuore continua la sua
corsa sfrenata.
“Sono incinta” mi dice lei.
Ed allora capisco il suo sguardo, la luce negli occhi e quel dolce alla vaniglia.

scritto per il contest "blusubianco" e, con molta delusione, mai pubblicato... :-)

12 commenti:

Maggie ha detto...

....che commozione...questo post ha una delicatezza ed allo stesso tempo una potenza emozionale straordinaria...
grazie per averlo pubblicato per noi (quello che si sono persi questi tizi di blusubianco non lo sanno!)

in ogni modo questo mese su genitori crescono il tema è la paternitá. Magari potresti partecipare con questo post...

Heidi ha detto...

E io che andavo in cerca di letture rilassanti...ho pianto come una matta!

Lenny ha detto...

@Maggie: grazie per la dritta e per i complimenti.

@Simona: :-)) il dopo-pianto in genere lascia rilassati, no?

Cinzia ha detto...

bellooo..... come sempre sai trovare le parole giuste per spiegare ogni emozione...
quasi quasi ti pubblico io...

mammaserena ha detto...

uuuhhh
con questo racconto vinci il mio personale premio di "uomo che meglio sa parlare delle sue emozioni"
bravo zio Andre!
e grazie per averlo condiviso

SimoSerpe ha detto...

Mi è venuta la pelle d'oca... parole stupende e le emozioni raccontate come se fosse successo ora, in questo preciso istante.

Invidio la tua signora. Un pochino eh :) Ma invidia buona. Quelli di blusubianco non sanno chi si sono persi!

Lenny ha detto...

grazie Simo!

Natalie ha detto...

Secondo me dire a una donna "Vogliounfigliodate" sia la cosa più bella. Soprattutto detto in quel modo, con tante emozioni, tanto desiderio, amore...
Chi dice che la vita in fondo non è bella? :)

Lenny ha detto...

@Selene: perchè? qua c'è qualcuno che dice che la vita non è bella??

fuori! FUORI! F-U-O-R-I!!! ;-)))

Micol ha detto...

È veramente strepitoso questo post. Un uomo che sa raccontare le sue emozioni è un tesoro. Hai fatto male a non pubblicarlo prima... :0)
ho pianto come una fontana!

Rosa ha detto...

Lenny è poco che conosco il tuo blog, mi ci sono imbattuta per sbaglio. Ora ho scoperto i tuoi racconti che non potevo non leggere, adoro leggere.. E' meraviglioso quello che scrivi,lo fai con il cuore e riesci a trasmettere emozioni fantastiche. E' fortunato chi ti vive intorno ma soprattutto credo che siano fortunati i tuoi figli ad avere un padre come te..
Lo so.. Ti ho fatto una bella sviolinata...Ahahahah!! Ma è quello che sento..

Luca Chioatero ha detto...

E' BELLISSIMO, ho le lacrime agli occhi