lunedì 31 maggio 2010

La Santa Pazienza

"Oh Santa Pazienza,
tu che su tutti vegli,
e nei momenti critici sei al nostro fianco,
tu che posi le fredde mani sul nostro capo in fiamme,
aiutami a rimanere calmo
raffredda il mio spirito bollente
e placa la mia rabbia"

Oh Santa Pazienza,
dove eri ieri pomeriggio quando i miei figli hanno iniziato ad urlare perchè non volevano ( in ordine casuale ):
vestirsi, uscire, prendere quel giocattolo, mettere in ordine, infilarsi le scarpe etc etc etc?
Anche tu, come me, ti sei chiusa in bagno per evitare al vicino una telefonata a Telefono Azzurro??
Se cosi fosse, la prossima volta, ricordati che la Santa sei TU, mica io!

lunedì 24 maggio 2010

Dillo al Vento

E’ il suo segreto, questa forma di terapia.
Alle cinque, quando ha finito, non vede l’ora di tornare a casa, di togliersi le scarpe e di mettersi in poltrona.
Di solito ha un giornale e una bibita già pronti sul tavolino perché a Paola piace coccolarlo.
Lui beve, legge, si riposa, poi va a fumare una sigaretta sul balcone e aspetta.
Verso le sei e mezzo spunta il gatto sul terrazzo di fronte.
E’ un persiano bianco, di quelli di razza.
Si guarda intorno, poi con un salto raggiunge il cornicione più in basso e fa quella cosa:
rimane immobile, in perfetto equilibrio e poi inizia a camminare sul cornicione.
Luca guarda il gatto e ripete, come tutte le sere, il suo personalissimo mantra :
"il gatto sono io, sempre dritto, senza mai cadere giù."
Vivere per lui è sempre stato cosi:una questione di perfetto equilibrio. Nessun rischio, nessuna sorpresa.
Per riassumere la storia di Luca basterebbe una frase "la vita ha scelto per lui".
Perchè Luca nelle situazioni ci è sempre capitato; il lavoro, le amicizie, persino l'amore.
Tutte decisioni che non ha mai preso realmente. Sono arrivate come un dono dal cielo.
"A caval donato non si guarda in bocca" pensa Luca, passandosi una mano prima sulla fronte e poi tra i capelli.
Ma da qualche tempo, la vita ha iniziato a scivolargli addosso.
L'equilibrio è sempre più precario perchè Luca, anche se ha paura, vorrebbe sentire un brivido nello stomaco, come quando da piccolo andava in altalena.
Solo che allora dietro di lui c'era suo padre a fermarlo se l'altalena andava troppo in alto. Nessun rischio e nessuna sorpresa.
Adesso invece suo padre non c'è più e la paura di volare non lo molla.
Luca chiude gli occhi e si sporge un pò dal balcone cercando l'aria fresca della sera.
"hey gatto, dimmi un pò, che effetto fa saltare giù dal cornicione ?"dice ad alta voce.
Il gatto, per tutta risposta, prima muove la testa su e giù per prendere bene le distanze e poi spicca un salto verso la strada.
"no aspetta..."
Luca si sporge ancora un pò, un pò troppo, ma l'aria della sera è fresca e sembra invitare a volare.
E cosi Luca accetta l'invito e si lascia andare, oltre il muretto del balcone.
Ora è sul cornicione e la sensazione di brivido che prova nello stomaco lo rende euforico.
L'Aria lo tenta ancora, soffiando un pò più forte. Sa che non deve guardare in basso nonostante la tentazione, ma ora il vento si è alzato e sembra volerlo prendere per mano.
"Oppure il vento è traditore?" si dice Luca, chiudendo gli occhi e ascoltando.
Nel soffio del vento gli sembra di sentire i sussurri dei sogni rubati alle persone:
le note di una canzone, le parole di uno scrittore, i desideri avidi di uomini soli, gli amori impossibili e i figli mai avuti.
Migliaia di parole che si uniscono a formare una nenia, come quella che gli cantava sua nonna da bambino:

lascia andare il palloncino,
dallo al vento, piccolino,
solo lui è il suo alleato,
e il tuo sogno è realizzato

Luca apre le braccia come per volare e poi in silenzio affida al vento tutti i suoi sogni. Escono dal suo petto, leggeri come fili d'argento alcuni, pesanti come pietre altri.
Nessuno escluso; sogni pudici, sogni malvagi, sogni impossibili; vengono rapiti e portati lontano.
Luca si sente leggero, cosi leggero che volare è l'unica cosa che gli è possibile fare, ora.
Cosi apre gli occhi e guarda, finalmente e per la prima volta nella sua vita, oltre il cornicione.
Più in basso il gatto bianco, fermo, lo sta fissando negli occhi.
Luca si sente guardare dentro. Si sente svuotato. La tentazione di saltare è forte.
Luca inizia a piangere come un bambino e tutta l'euforia, la disperazione e la voglia di volare si fondono in quelle lacrime.
" Stasera no, micio" - dice chiudendo le braccia e tornando sul balcone - " Ma ci vediamo domani. Stesso posto, stessa ora ".
E’ il suo segreto, questa strana forma di terapia...


**aggiornamento e piccolo sfogo personale: poi qualcuno forse mi spiegherà perchè su Blusubianco ci sono autori che riescono a farsi pubblicare tre versioni dello stesso racconto, altri che invece scrivono racconti totalmente OOT eppure sono li emmenomalecheèmoderatalapubblicazione...**

venerdì 21 maggio 2010

il mio amore piccolo


Quale orgoglio può provare un padre di fronte al proprio figlio che termina un ciclo della sua vita e si appresta ad aprirne un altro?
Quale emozione può provare nel vederlo cantare e ballare e saltare davanti a cento paia di occhi e non sbagliare neanche un passo?

Ieri Gabry, il mio amore piccolo, ha ricevuto il suo primo diploma, avendo terminato i tre anni di scuola materna.

Ieri Gabry, con tanto di Tocco Universitario, ha terminato un ciclo della sua vita.

Ormai non è più "il mio amore piccolo". Non solo perchè c'è Alino, ma perchè a settembre inizierà la scuola elementare ( sapendo già leggere ) e la conoscenza che ne ricaverà sarà la base del suo futuro di uomo. Già ora è curioso di ogni cosa, con particolare attenzione alla scienza e ai suoi perchè.

Come ogni Papà lo immagino in imprese grandiose. Come Papà di Gabry cercherò di supportalo in ogni decisione che prenderà, senza forzarlo, grandi o piccole che siano.

Gabry da adesso in poi sarà il mio piccolo uomo che si affaccia alla vita.

martedì 18 maggio 2010

Mi hanno intervistato


Dopo la pubblicazione del mio racconto scritto per il contest di Blusubianco ho seguito il consiglio di Maggie ( grazie!) ed ho contattato Genitoricrescono.com, che proprio questo mese ha come tema la paternità.

Il racconto è piaciuto a Serena, una della due curatrici del sito che ha quindi deciso di conoscermi meglio con un breve "intervista" che, se volete, potete trovare qui: http://genitoricrescono.com/diventare-un-papa-due-punto-zero/ :-))

lunedì 10 maggio 2010

Un Dolce Ritorno

"Ok adesso entro in casa e lo faccio. Giuro che lo faccio.
Basta con le paure che mi tormentano e che finora mi hanno impedito di dirle ciò che penso.
Entro, faccio un bel respiro e le parlo.
Ma appena entrato in cucina, la trovo in piedi, con in mano un cucchiaino.
“Assaggia” mi dice lei. Rimango spiazzato. Ha preparato quel dolce,
quello con la farcitura bianca che sa di vaniglia, quello delle occasioni speciali.
Il cuore mi batte cosi forte che ho paura che salti fuori dal petto e si metta a correre.
Non so dove tenere le braccia che come sempre quando sono nervoso diventano due protuberanze
giganti, come fossi la dea Kalì. Cosi non mi rimane che incrociarle sul tavolo.
Ma lei mi passa il cucchiaino togliendomi dall' imbarazzo. Allungo un mano.
" Assaggia"- ripete; guardandomi strana e con una faccia nuova che non
capisco.
Infilo il cucchiaino nella farcitura, come avrebbe fatto mio padre.
Già, mio padre. Più cerco di non essere come lui, più ho paura di assomigliargli.
Gli stessi gesti, il modo di camminare, lo stesso modo di scherzare con le persone che non conosco.
Il cucchiaino raggiunge la mia bocca ed il sapore del metallo è la prima cosa che sento, poi c’è solo il dolce che esplode sulla lingua
e fa da lasciapassare per i miei pensieri.
Improvvisamente non è più il 2010, ma è il 1982 o giù di lì, ed io sono un bambino.
I colori sbiaditi ed i vestiti ereditati dagli anni 70.
I giochi con mio fratello, per terra sulla moquette color caffè della sala. Il divano marrone,
su cui stavamo sdraiati in due a guardare la tivù. Ricordo i cartoni animati, Topolino tutti i giovedi, i Lego, i robot di metallo, le macchinine,
i giri in bicicletta e i pomeriggi al parco con mia nonna. Ricordo i fiori che aveva sul balcone e lei che sorrideva.
Ricordo un pomeriggio, dopo la scuola, mano nella mano con mia madre sulla strada verso casa e
mi sentivo felice e non sapevo perchè. E ricordo di averlo detto a lei e di averle stretto forte la mano.
Poi penso a mio padre. Mio padre che tornava tardi la sera ed io pensavo fosse per il lavoro.
Mio padre che dopo cena si sdraiava sul divano e mi teneva davanti a sè per guardare la tivù insieme.
Poi un giorno è apparsa una tivù in cucina e sul divano sono rimasto solo a chiedermi perché lui
fosse arrabbiato con me. Mio padre che per sbaglio o per distrazione, mi ha messo contro il mondo.
“ Lo so perchè sei tornato presto stasera” mi incalza lei ed io ritorno alla realtà dolcemente. La guardo bene ed ora mi
sorride, ma ha sempre una faccia nuova. Una luce nuova.
“Lascia stare il dolce”, le dico, “ti devo parlare e lo devo fare subito altrimenti potrei scoppiare. Ho il
cuore che mi batte cosi forte che lo puoi vedere sotto i vestiti”.
"IOVOGLIOUNFIGLIODATE", le dico e lo dico cosi, tutto d’un fiato, appiccicato, cancellando le paure e
cancellando l’immagine di mio padre fissa nella testa.
"Voglio un figlio da te e voglio essere un buon padre"- le ripeto con calma.
Lei mi sorride, poi il sorriso si allarga e diventa pianto.
Mi toglie di mano il cucchiaino, mi prende le braccia e mi tocca il petto. Il mio cuore continua la sua
corsa sfrenata.
“Sono incinta” mi dice lei.
Ed allora capisco il suo sguardo, la luce negli occhi e quel dolce alla vaniglia.

scritto per il contest "blusubianco" e, con molta delusione, mai pubblicato... :-)